Asportazione seno (Mastectomia)

Asportazione seno: di cosa si tratta?

L’asportazione del seno o mastectomia, prevede l’asportazione chirurgica della mammella, per il trattamento dei tumori maligni che colpiscono quest’organo. L’asportazione può essere limitata alle sole strutture mammarie, quali la ghiandola, la cute che la riveste, l’areola ed il capezzolo o estesa ai sottostanti muscoli grande pettorale e  piccolo pettorale. 

Questo intervento prevede delle varianti, in base all’entità della malattia, associate all’ asportazione o meno delle stazioni linfatiche, che drenano la linfa in direzione del cavo ascellare.

Mastectomia: le differenti tecniche

Nipple areola complex sparing mastectomy

Consiste nell’asportazione dell’intera ghiandola mammaria, preservando la cute della mammella ed il complesso areola-capezzolo. È l’intervento ideale quando si voglia effettuare una ricostruzione immediata della mammella, con un impianto protesico, contestualmente all’intervento demolitivo.

Skin sparing mastectomy

Prevede l’asportazione della ghiandola mammaria ed  il complesso areola-capezzolo, ma con la conservazione della cute sovrastante, cosa che permette anche in questo caso una ricostruzione immediata .

 Mastectomia semplice

Consiste nell’asportazione in blocco della ghiandola mammaria e del complesso areola-capezzolo, fino alla fascia del muscolo grande pettorale, non necessariamente associata alla linfoadenectomia ascellare. La dissezione ascellare, viene effettuata nel caso in cui il linfonodo sentinella sia interessato da metastasi. 

Mastectomia radicale modificata

Oggi giorno sempre più rara, grazie alla diagnosi precoce,comporta l’asportazione in blocco della ghiandola mammaria, della cute sovrastante e del complesso areola capezzolo. Nell’intervento di Patey si associa l’asportazione del muscolo piccolo pettorale e l’asportazione di tutte le catene linfonodali ascellari. Nell’intervento di Madden, invece, si conservano entrambi i muscoli pettorali, ma con la ghiandola, la cute ed il complesso areola capezzolo e si procede all’asportazione dei linfonodi ascellari di I, II e III livello. Questi due interventi consentono una ricostruzione mammaria in due tempi. Prima, viene preparata una tasca sotto il muscolo grande pettorale, in cui viene inserito un espansore cutaneo, che sarà gonfiato progressivamente e successivamente, quando si sarà raggiunto un volume adeguato, si sostituirà l’espansore con una idonea protesi di silicone.

Asportazione dei linfonodi

Si parla di una dissezione ascellare completa quando si effettua l’asportazione del pacchetto di linfonodi corrispondenti ai 3 livelli di Berg. In altri casi, ci si limita ad un “sampling” dei linfonodi di I° livello. Quando i linfonodi sono invasi da metastasi la loro asportazione assume significato terapeutico. In altre circostanze consente una stadiazione ottimale e quindi di stabilire la miglior terapia adiuvante, post chirurgica, contribuendo alla valutazione prognostica. Rispetto al passato, oggi si tende a ritenere inutile  l’asportazione di linfonodi indenni da metastasi, almeno per le neoplasie in fase iniziale. 

La scuola del prof. Umberto Veronesi ha proposto un protocollo che prevede l’asportazione di un solo linfonodo, il cosiddetto linfonodo sentinella, che è quello al quale per primo giungono le metastasi tumorali. Questo linfonodo viene marcato con metodi di colorazione vitale o con sostanze radioattive. Nel corso dell’intervento, una volta individuato, viene asportato ed inviato all’esame istologico estemporaneo. Se tale indagine è negativa, cioé non rivela la presenza di malattia  metastatica, si può evitare di procedere all’asportazione della catena linfatica che, invece, viene eseguita in caso di positività dell’esame.

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